Guida ai simboli del Packaging Design

Vi spieghiamo il grande mosaico dei simboli del Packaging

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Packaging Design

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Imprescindibile per i professionisti che trattano a diverso titolo il packaging, in special modo nel comparto alimentare, utilissima per i consumatori: proponiamo una guida ai numerosi simboli che si incontrano sulle confezioni dei prodotti, obbligatori o volontari.

Nella maggior parte dei casi si riferiscono alle regole di conservazione del contenuto e, soprattutto, al corretto smaltimento dei materiali di imballaggio, ma anche a particolari caratteristiche di produzione e di filiera.

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Chiunque si occupi di progettazione e realizzazione di packaging deve confrontarsi con la richiesta popolare di prodotti e imballaggi ecosostenibili e con la necessità del consumatore di capire in modo chiaro e veloce dove gettare la confezione o il contenitore una volta che abbia esaurito la sua funzione

Si aggiunga che le leggi nazionali e internazionali hanno posto vincoli precisi in tal senso ed esistono per questo una serie di simboli standard, che tuttavia non sono sempre di facile decifrazione e ugualmente conosciuti dai clienti, ma neppure dai professionisti.

Per quanto riguarda il settore alimentare, l’etichettatura è ormai di fondamentale importanza.
La nuova e diffusa sensibilità rispetto ai valori alimentari, le preoccupazioni sanitarie, le diverse sensibilità religiose, le vere e proprie ideologie vegane e vegetariane hanno reso essenziale l’informazione sul food packaging, attraverso una comunicazione chiara e immediatamente riconoscibile.

Ecco dunque una puntuale “legenda”, una guida visuale, corredata da ampie spiegazioni, per capire come e quando usare i simboli e perché.

Riciclaggio e ambiente

Nuove regole per lo smaltimento

La comunicazione attraverso il packaging è certamente un’opportunità per professionisti e produttori, ma bisogna fare i conti anche con gli obblighi di legge.

La cosiddetta etichettatura ambientale è stata oggetto di diverse iniziative legislative, che hanno reso più stringenti le regole del settore. 

Il recente decreto, del 3 settembre 2020, rende l’etichettatura ambientale obbligatoria. Un nuovo sistema di etichettatura volontaria è stato proposto dal Conai che ha pubblicato la sua Linea Guida periodicamente aggiornata (La Linea Guida per l’etichettatura ambientale degli imballaggi), e mira a rendere più facile la raccolta differenziata per il consumatore finale indicando il materiale di cui è composto il prodotto.

Secondo una valutazione del testo della norma, Conai ha ritenuto che i contenuti da riportare sull’etichettatura ambientale degli imballaggi siano diversi, a seconda della destinazione d’uso dell’imballaggio.

L’etichettatura ambientale deve essere apposta:

  • sulle singole componenti separabili, o
  • sul corpo principale dell’imballaggio, o
  • sulla componente sulla quale troviamo l’etichetta

Le informazioni obbligatorie da riportare sull’etichetta ambientale sono:

  • tipologia di imballaggio, tramite descrizione scritta per esteso o rappresentazione grafica (esempio: illustrazione Bottiglia)
  • identificazione del materiale, tramite codifica apposita (esempio: PET 1)
  • famiglia del materiale e indicazione sulla raccolta.
    Questa informazione può essere indicata in due diverse modalità: nel primo caso, è possibile utilizzare lo schema proposto da Vademecum del Conai, che prevede l’indicazione della famiglia del materiale, seguito dal tipo di raccolta (differenziata/indifferenziata). Il secondo metodo, invece, già largamente introdotto dalle aziende, prevede prima l’indicazione del tipo di raccolta (differenziata/indifferenziata) e, qualora si tratti di raccolta differenziata, l’indicazione del materiale di riferimento.
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Le informazioni facoltative, invece, comprendono:

  • indicazioni aggiuntive di supporto al consumatore (esempio: separare l’etichetta)
  • indicazioni aggiuntive sulle caratteristiche ambientali dell’imballaggio, cioè eventuali informazioni che indichino se l’imballaggio sia:
    • RICICLABILE
    • CONTENUTO di materiale RICICLATO
    • COMPOSTABILE 
    • Aderisce a: consorzi di filiera, Conai o altri sistemi EPR (di responsabilità estesa del produttore)

E vediamo nel dettaglio quali siano i simboli più ricorrenti, e quale sia la loro storia e il loro significato.

Simbolo internazionale del riciclaggio o Triangolo di Möbius

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È il simbolo internazionale che segnala il riciclo dei rifiuti. È composto da tre ampie frecce che si inseguono, a indicare un percorso circolare virtualmente infinito, diviso in tre fasi: il corretto smaltimento del materiale mediante la raccolta differenziata, il riutilizzo come nuova materia prima, l’uso del nuovo bene.

Il simbolo si può trovare anche con l’aggiunta di una quota percentuale, per indicare in quale proporzione è possibile riciclare l’imballaggio. Deve il nome ad August Ferdinand Möbius, che studiò la realizzazione di una figura non orientabile e la ottenne unendo due lati di una striscia dopo averne ruotato uno di 180°. 

Ma qui la cosa si fa complessa, a noi basti sapere che si trova principalmente su confezioni in carta o cartone e che, nella forma attuale, lo inventò nel 1971 Gary Anderson, partecipando a un concorso indetto dalla Container Corporation of America (CCA), azienda produttrice, appunto, di scatole di cartone ondulato.

Simbolo del materiale riciclabile (Chasing Arrows)

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È una variante del triangolo di Möbius, composto da tre frecce strette che si inseguono. All’interno del triangolo, può essere inserito un numero o una sigla che corrisponde al tipo di materiale usato per l’imballaggio

Non fornisce, quindi, informazioni specifiche sulla riciclabilità del prodotto o della confezione, ma comunica il materiale usato per produrlo, ed è dunque molto utile per capire come smaltirlo, a patto di sapere interpretare le sigle e di riuscire ad associarle a uno dei cassonetti della raccolta differenziata.

Le abbreviazioni più frequenti sono:

ACC/ FE = acciaio

AL /ALU = alluminio

CA = carta

PE = polietilene

PET = polietilene tereftalato (tipico delle bottiglie d’acqua)

PP = polipropilene 

PS = polistirene

PVC = polivinilcloruro 

DPE = polietilene ad alta densità 

VE = vetro

Le sigle possono anche essere sostituite da numerazione, che corrispondono alla classificazione della Society of Plastics Industry del 1988.

1 = polietilene tereftalato 

2 = polietilene ad alta densità

3 =  polivinilcloruro 

4 = polietilene a bassa densità

5 = polipropilene

6 = polistirene

7 = altri tipi di plastica

Non disperdere nell’ambiente

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Tidy man“, così è chiamato in inglese l’ormai celeberrimo omino che, coscienzioso, getta i suoi rifiuti in un cestino. Questo simbolo, va chiarito, non fornisce indicazioni sulla riciclabilità del prodotto o della confezione, ma rappresenta un invito generico a non disperdere nulla nell’ambiente dopo l’uso e può essere accompagnato o sostituito dalla dicitura “Non disperdere nell’ambiente”. 

Secondo il Decreto Ministeriale 28/06/89, doveva obbligatoriamente essere chiaramente visibile il pittogramma o la scritta. Tale decreto non è più in vigore dal 2003, ma è ancora possibile esporre la figura negli imballaggi del settore alimentare e, di fatto, è ancora ampiamente adottata. 

Punto verde (o Green Dot)

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Il simbolo del punto verde è costituito da due frecce, verde e bianca, intrecciate tra loro in modo da disegnare un cerchio. In Germania, dove è stato introdotto nel 1991, lo chiamano Der Grüne Punkt o Grüner Punkt.

Il “punto verde” segnala un imballaggio prodotto da un’azienda che aderisce a un sistema integrato di recupero efficiente secondo l’organizzazione europea Pro Europe (Packaging Recovery Organization Europe). In realtà, non dà indicazioni specifiche riguardo alla riciclabilità del prodotto o alla presenza di materiale riciclabile.

Lo ha creato la Duales System Deutschland GmbH (DSD) dopo l’introduzione di una normativa sui rifiuti che imponeva ai fabbricanti di occuparsi anche dello smaltimento finale dei propri prodotti, e successivamente è stato adottato da molti paesi dell’Unione Europea.

Qualsiasi sistema di recupero e riciclo può diventare partner di Pro Europe ed esporre questo simbolo. Attualmente l’Italia non è partner di questa organizzazione e quindi generalmente sui prodotti italiani non si trova.

Scadenze, conservazione e contenuto

Non meno importanti e non meno regolate sono le indicazioni dei metodi di conservazione di un prodotto, i tempi di scadenza, ma anche tutte le informazioni che riguardano il produttore e le sue “generalità”. 

Codice a barre

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È un codice di identificazione costituito da un insieme di elementi grafici a contrasto elevato (linee di diverso spessore), destinati alla lettura per mezzo di un sensore a scansione e decodificati per restituire l’informazione che si cela al loro interno.

Ormai diffusissimo nella grande distribuzione, dove nacque inizialmente per migliorare la logistica, la gestione del magazzino e il pagamento, è composto da numeri con uno specifico significato:

  • i primi 3  indicano il Paese di produzione del prodotto
  • i successivi 4  indicano l’indirizzo del produttore o del fornitore
  • gli ultimi 5 riportano il tipo di articolo
  • l’ultimo numero ha esclusivamente una funzione di verifica

Ha superato i 70 anni di età, poiché vide la luce nel 1948, per opera degli studenti Norman Joseph Woodland e Bernard Silver, che cercavano di aiutare un’azienda alimentare a velocizzare le operazioni di cassa. 

Il primo esemplare era costituito da diversi cerchi concentrici. L’idea era ottima, ma la tecnologia disponibile non del tutto all’altezza. Anche per questo, nel tempo, furono sostituiti dai codici a barre lineari che oggi tutti abbiamo imparato a riconoscere (anche perché siamo chiamati spesso a svolgere le funzioni dei cassieri, magari per evitare code). 

I codici a barre, tuttavia, si distinguono attualmente in lineari e bidimensionali.

Il più usato in Italia è il codice EAN (European Article Number), di tipo lineare, formato da barre e numeri e usato nella grande distribuzione. 

Il futuro, però, potrebbe appartenere ai codici bidimensionali, come per esempio il QR Code, sviluppato nel 1994,

Il Codice QR o QR Code (Quick Response Code) può infatti contenere un maggior numero di informazioni del prodotto in commercio, rapidamente decodificabili, e su tutti i cellulari più moderni c’è o è installabile l’equipaggiamento hardware e software per leggerli.

In alcuni settori, come quello cosmetico, la lettura del codice a barre offre un’occasione in più per conoscere tante caratteristiche del prodotto. Ma anche nel settore alimentare il QR Code dà la possibilità di informarsi sulla filiera produttiva, sulle materie prime e sui metodi di lavorazione.

Su tutti i libri o quasi, sopra il codice a barre appare il cosiddetto ISBN (International Standard Book Number), un numero che identifica a livello internazionale “in modo univoco e duraturo” un titolo o una edizione di un libro.

Scadenza (simbolo di una clessidra)

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Quale simbolo più universalmente leggibile di una clessidra, per indicare la data di scadenza di un prodotto? E infatti, è questo l’oggetto scelto per segnalare al consumatore giorno, mese e anno oltre il quale non è più consigliabile fruire di un prodotto, sia esso alimentare, cosmetico, chimico o d’altro genere. Spesso questa indicazione è preceduta dalla dicitura, non priva di ambiguità, “da consumarsi preferibilmente entro”.

L’informazione è peraltro obbligatoria su tutti i prodotti di durata minima inferiore ai 30 mesi, riportando in etichetta il simbolo di una clessidra, oppure, più comunemente, la già menzionata frase “Usare preferibilmente entro”, seguita dall’indicazione del mese e dell’anno oppure del giorno, del mese e dell’anno, secondo gli standard propri di ogni Paese (si sa, per esempio, che gli americani invertono la posizione del mese e del giorno rispetto agli europei).

PAO = Period After Opening

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Il Period After Opening, o PAO, è un simbolo grafico che campeggia soprattutto sui cosmetici e precisa il lasso di tempo in cui il prodotto, una volta aperto, conserva la sua efficacia o, addirittura, può essere usato senza effetti nocivi per il consumatore.

Il PAO è espresso in modo identico in tutti i Paesi dell’Unione Europea: un vasetto aperto su cui è apposta la durata in mesi del prodotto dopo l’apertura, scritta in cifre, seguita dalla lettera “M” (mese in italiano, month in inglese). 

Nell’esempio riportato in figura, quindi, 12 M significa che il nostro acquisto dura un anno, una volta tolti i sigilli e svitato il tappo.
Il simbolo è stampato sia sul cosiddetto contenitore primario, quello a diretto contatto con il cosmetico, sia, eventualmente, su quello secondario, vale a dire l’imballaggio esterno.

Esistono alcune deroghe all’obbligo del simbolo del PAO, per cosmetici che per loro natura non presentano un rischio concreto di alterazioni e per i quali, pertanto, non risulta un’informazione essenziale o significativa. 

Si tratta nello specifico di:

  • Cosmetici monodose, la cui vita inizia e si esaurisce con la prima apertura.
  • Cosmetici protetti in un packaging che assicura la perfetta conservazione del prodotto e mette al riparo da possibili contaminazioni
  • Prodotti considerati a basso rischio di contaminazione che per loro natura sono in grado di contrastare e prevenire la crescita di microrganismi.
    Rientrano nella casistica prodotti, per esempio, con alto contenuto alcolico, o caratterizzati da pH molto acido o molto basico, o ancora con una ridotta quantità di “acqua libera”.

Simbolo di stima

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Ecco un simbolo che induce equivoche interpretazioni. In molti pensano che le indicazioni numeriche che lo accompagnano si riferiscano al peso netto di un prodotto, ma non è una lettura precisa.

La “℮” in stampatello minuscolo, caratterizzata in questo inconfondibile font, è in realtà il simbolo che segnala una stima. Indica cioè che l’alimento confezionato può, durante la fase di riempimento del contenitore, subire una variazione del peso

Secondo la puntuale spiegazione del CTCU (Centro Tutela Consumatori Utenti) di Bolzano, questo simbolo è l’abbreviazione della formula quantité estimée, in francese, o estimated sign, in inglese. Descrive dunque la “quantità stimata” all’interno di una confezione.

Il marchio ℮ svolge un ruolo di facilitazione della circolazione delle merci nell’ambito dell’Unione Europea, certificando che la quantità contenuta nella confezione rispetta le disposizioni della direttiva Ue (76/211/CEE) in materia di preconfezionamento.

A dispetto di quanto potrebbe far pensare la sua diffusione, l’uso di questo simbolo non è obbligatorio e, d’altra parte, non coinvolge caratteristiche più rilevanti del prodotto, quali la sua composizione, l’uso di additivi o altre caratteristiche organolettiche.

Marcatura CE

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Questo si potrebbe definire un clamoroso caso di contraffazione di marchio, realizzato a livello internazionale e, pertanto, protetto dalle competenze legislative nazionali.

Parliamo infatti del marchio CE di Conformità Europea, stampato su confezioni e prodotti per i quali si ritiene particolarmente importante certificare la conformità ai requisiti di sicurezza stabiliti sul mercato europeo. 

Come si può vedere nella figura, ne circola uno quasi identico, che però significa e certifica tutt’altro: la “c” sta per China e la “e” per export: China Export, semplicemente un’indicazione di provenienza.

Il rischio di confusione è recentemente tornato alla ribalta per il mercato delle mascherine chirurgiche e quelle FFP2 e FFP3, che corrispondono a criteri di catalogazione molto diversi in Europa e in Cina. 

Non è cosa da poco, poiché il rispetto delle norme europee è addirittura indispensabile per la commercializzazione di alcuni prodotti in Europa. 

Il marchio CE, infatti, non è obbligatorio per ogni categoria merceologica, ma solo per alcune, tra cui, appunto, dispositivi medici, dispositivi elettrici o a gas, particolari giocattoli, e in generale tutti quegli oggetti potenzialmente pericolosi per il consumatore.

Il marchio China Export è dunque usato per aggirare alcune norme restrittive e dovrebbe essere valutato con giustificata diffidenza.
Un modo per distinguerli c’è: il simbolo della certificazione europea mostra le due lettere, “c” ed “e”, ben distanziate, in modo tale che si possa virtualmente trasformarle in due cerchi accostati uno all’altro, quasi a formare un “8”. 

Se si prova a fare la stessa operazione con il simbolo China Export, invece, si otterranno due cerchi intrecciati, che si sovrappongono.

Materiali idonei a Contatto con Alimenti (bicchiere e forchetta)

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Questo simbolo serve a garantire ai consumatori che il materiale del prodotto che si sta acquistando può essere usato per contenere e magari conservare alimenti, senza alterarne la commestibilità e la qualità. 

In alternativa al disegno di bicchiere e forchetta accostati, è accettata la dicitura “per contatto con i prodotti alimentari”, che deve comparire sul materiale stesso o sull’imballaggio che lo avvolge.

Il simbolo ha come punto di riferimento il regolamento UE (1935/2004 CE), piuttosto preciso e dettagliato. 

Non è tuttavia obbligatorio per alcuni oggetti, inequivocabilmente destinati al contatto alimentare: caffettiere, contenitori per pizze, carta per avvolgere dolci.

In gergo tecnico, tutto ciò che viene a contatto con gli alimenti viene definito M.O.C.A. (Materiali e Oggetti a Contatto con gli Alimenti) e in questo ambito ricadono materiali di tutti i tipi (plastica, alluminio, cartone), tutti con caratteristiche peculiari.

Aggiungere acqua calda o bollente

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Il simbolo si riferisce al modo di consumare o rendere fruibile un prodotto, perlopiù alimentare. È rappresentato da una caraffa inclinata dal cui beccuccio escono tre linee ondulate. Sulla caraffa può essere indicata la temperatura dell’acqua (per esempio 40°).

Simbolo di rinvio al foglio di istruzioni aggiuntivo

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Capita che le istruzioni e le cautele per l’uso di prodotti cosmetici o di altro genere siano troppe e troppo complesse per essere interamente riportate sulla confezione. 

Quando questo accade, ecco apparire il simbolo in questione, che rimanda alla lettura di un foglio a parte o di un cartellino allegato al prodotto.

Non si può infatti fare a meno di segnalare al consumatore tutte le precauzioni da osservare per i prodotti cosmetici di uso professionale, in particolare quelli destinati ai parrucchieri.

In caso di impossibilità pratica, un foglio di istruzioni, un’etichetta, una fascetta o un cartellino allegati devono riportare tali indicazioni, alle quali il consumatore deve essere rinviato mediante un’indicazione abbreviata o mediante il simbolo di rinvio, che devono comparire sul condizionamento primario e sull’imballaggio secondario.

Appiattire dopo l’uso

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Nel simbolo si vede una mano che schiaccia un contenitore fino ad appiattirlo. Questo tipo di indicazione serve a rendere più semplice lo stoccaggio e la raccolta dei rifiuti  e si applica soprattutto a imballaggi in tetrapak o in cartone.

Logo biologico dell’UE (Foglia europea)

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La “foglia europea”, composta dalle 12 stelle che si ritrovano nella bandiera dell’Unione europea, è il logo biologico dell’UE e permette di riconoscere i prodotti realizzati con criteri biologici che corrispondono agli standard comunitari

Semplifica la vita ai consumatori, ma anche ai produttori che commerciano all’interno dell’Unione.

Il logo può essere usato solo sui prodotti confezionati ed etichettati, che contengono una percentuale di ingredienti di origine agricola biologica superiore o uguale al 95% (o che siano monoingrediente). 

Accanto al logo biologico dell’UE deve essere indicato un numero di codice dell’organismo di controllo, nonché il luogo in cui sono state coltivate le materie prime agricole che compongono il prodotto.

FSC

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FSC è l’acronimo di Forest Stewardship Council A.C., un’organizzazione non governativa internazionale.

Nata nel 1993 in Canada, ha messo a punto un metodo di certificazione indipendente dedicato al patrimonio forestale e alla produzione di legno. L’FSC non è però l’ente certificatore: nomina, invece, organismi di certificazione terzi di cui controlla l’operato.

I prodotti con marchio FSC (Forest Stewardship Council) dovrebbero contenere legno proveniente da foreste gestite con criteri di responsabilità e sostenibilità.

Il Forest Stewardship Council A.C. è proprietario di tre marchi registrati: il logo FSC con l’alberello “checkmark-and-tree”, l’acronimo “FSC” e il nome per esteso “Forest Stewardship Council” e dei due marchi della serie Forests For All Forever.

La licenza d’uso del marchio è concessa con il pagamento dei relativi diritti.

Lo standard previsto per l’uso del marchio e la sua apposizione sul prodotto è entrato in vigore a fine 2004. Tale protocollo prevede tre categorie diverse di logo da apporre in etichetta: 

  • Logo FSC 100%. Gruppi di prodotti fabbricati con il 100% di materiale certificato FSC
  • FSC Recycled. Gruppo di prodotti fabbricati con il 100% di materiale riciclato 
  • FSC Mixed Sources.
    • gruppo di prodotti provenienti da foreste gestite in modo corretto e da altre origini controllate
    • gruppo di prodotti ottenuti da legno o fibre riciclate, da foreste gestite in modo corretto e da altre provenienze controllate
    • gruppo di prodotti da foreste gestite in modo corretto e ottenuti da legno o fibre riciclate 

La presenza o meno di questo simbolo, e di altri analoghi, è in grado oggi di spostare significativamente le scelte dei consumatori. Poiché si tratta di una iniziativa privata, autonomamente gestita, è più che mai necessario un giusto controllo da parte delle autorità e dell’opinione pubblica.

Marchio Ecolabel

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Il marchio Ecolabel è il simbolo europeo di certificazione ambientale, adottabile esclusivamente sui prodotti e sugli imballaggi creati nel totale rispetto dei criteri ecologici definiti dal regolamento dell’Unione Europea (Ecolabel UE). 

Costituisce un certificato di eccellenza, concesso ai prodotti con un impatto ambientale realmente basso durante l’intero ciclo di vita.

In questo senso, si tratta di una sorta di decorazione, di primato. È un’etichetta ecologica volontaria basata su un sistema di criteri selettivi, scientifici, che tiene conto degli impatti ambientali dei prodotti o servizi lungo l’intero ciclo di vita ed è sottoposta a certificazione da parte di un ente indipendente (organismo competente).

Diete e abitudini alimentari

Il packaging alimentare, più di altri, si confronta con spinte e tendenze culturali che possono determinare l’acquisto di un prodotto

La sensibilità ambientale, cresciuta in questi anni, si accompagna, talvolta, a scelte alimentari molto specifiche, come l’eliminazione di qualsiasi proteina animale dalla dieta e perfino la rinuncia a prodotti che abbiano a che fare, anche indirettamente, con lo sfruttamento degli animali (per esempio il miele, le uova o il latte). 

Ma esistono anche rinunce obbligate, dovute ad allergie o altre forme di intolleranza a determinati alimenti.

Sono molti i simboli sorti intorno a queste esigenze e culture alimentari, e noi ne presentiamo alcuni tra i più diffusi.

Simbolo VeganOk

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Questo è uno dei molti simboli nati per certificare i prodotti adatti a chi segue una dieta vegana, è il primo e più diffuso Marchio di Qualità in Europa.
Non rientra tra le etichettature obbligatorie, ma dovrebbe certificare la volontaria esclusione di pesce, carne, latte, uova e miele nella realizzazione del prodotto.

Sta ad indicare che nessuna sostanza o parte presente nei prodotti a marchio VeganOk è di origine animale o implica direttamente e volontariamente l’uccisione, la detenzione o lo sfruttamento di animali

Controlla e vieta l’uso di sostanze animali anche nei materiali del packaging, evitando così che il consumatore venga ingannato da indicazioni che non tengono conto del frequente utilizzo di sostanze animali comunemente usate per la produzione dei materiali nell’imballaggio.

Marchio Spiga Barrata

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Questo simbolo è un marchio registrato di proprietà della Associazione Italiana Celiachia (AIC). Registrato a fine anni ’90, ad oggi la Spiga Barrata è divenuta un simbolo riconosciuto universalmente come “gold standard” del senza glutine, che trova riscontro su tutto il territorio europeo. Può essere usato esclusivamente su prodotti che risultano idonei al consumo da parte di persone celiache. Questi prodotti dovrebbero garantire l’assenza anche di qualunque possibile contaminazione in fase di produzione.

Molti produttori ricorrono semplicemente alla dicitura “senza glutine”.

Halal

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La parola Halal significa letteralmente “permesso”. Questo marchio è usato sui prodotti che corrispondono all’osservanza musulmana, per esempio nel trattamento e nel consumo degli alimenti, in special modo le carni. 

Trasporto, movimentazione, conservazione

Gli standard ISO, in generale, stabiliscono e certificano il rispetto di precisi standard metrici, nonché produttivi e perfino organizzativi.

Si distinguono tra loro grazie a una specifica numerazione, che identifica il tipo di standard normativo a cui fanno riferimento. Possono riguardare, in particolare, regolamentazioni in materia ambientale, processi di produzione e smaltimento, dichiarazioni ambientali, ma anche misurazioni tecniche.

ISO è l’acronimo di International Organization for Standardization (Organizzazione internazionale per la standardizzazione), che ha sede a Ginevra, con il compito di “armonizzare le norme emanate dagli enti di normazione delle varie nazioni relativamente alle procedure tecniche e metrologiche”, secondo la definizione dell’enciclopedia Treccani. 

La ISO 780:2015 specifica una serie di simboli grafici convenzionalmente utilizzati per contrassegnare i pacchi di distribuzione nella loro catena di distribuzione fisica per trasmettere le istruzioni di manipolazione. I simboli grafici dovrebbero essere usati solo quando necessario.

La ISO 780:2015 è applicabile ai colli che contengano qualsiasi tipo di merce, ma non include istruzioni specifiche per la movimentazione di merci pericolose.

Tutti i simboli per non fare danni

Prima di maneggiare un pacco, spostare colli e predisporne il trasporto, è bene fare attenzione ai simboli che si trovano sull’imballaggio esterno. Le indicazioni servono a tutelare l’integrità del prodotto, ma anche di chi lo maneggia. Accanto alle etichette che segnalano le corrette precauzioni perché il contenuto dell’imballaggio non risulti alterato, si trovano simboli che prevengono problemi “ortopedici” agli addetti alla logistica e alla movimentazione dei pacchi. 

Eccone un elenco esauriente:

  • Fragile (Glass): generalmente rappresentato da un bicchiere stilizzato con una crepa, accompagnato dalla dicitura “fragile”, solitamente in stampatello maiuscolo.
  • Sensibile all’umidità (Keep Dry): il disegno è quello di un ombrello aperto, su cui generalmente piovono delle gocce stilizzate.
  • Maneggiare con cura (Handle With Care): nel simbolo si osservano due mani sollevate e, tra di esse, un cubo che rappresenta genericamente una scatola.
  • Questo lato verso l’alto (This Way Up): riconoscibile da due frecce in posizione verticale con una linea in orizzontale.
  • Non usare lame affilate per aprire il pacco (Do Not Open With Knife): è rappresentato dal classico cerchio barrato che indica un divieto, all’interno del quale si può trovare, con identico significato, un taglierino, una forbice o un coltello.
  • Non esporre a campi magnetici (Do Not Place Near Magnets): si rappresenta generalmente con il disegno di un classico magnete a ferro di cavallo con accanto il segno di una “x” all’interno di un riquadro. Si trova anche la variante del simbolo di divieto e, al suo interno, il magnete.
  • Non lasciare cadere (Do Not Drop): il simbolo più usato è un cubo scuro e, in corrispondenza degli angoli inferiori, la rappresentazione quasi fumettistica di un urto.  
  • Necessarie due persone per sollevarlo (2 Person Lift): la rappresentazione è la più ovvia, con due figure stilizzate che sollevano un cubo. 
  • Non sollevare (Do Not Lift): il messaggio, in questo caso, è rappresentato da una figura stilizzata nell’atto di sollevare un cubo, mentre dalla sua schiena partono alcune linee che segnalano il rischio di danno alla colonna vertebrale.
  • Non impilare (Do Not Stack): l’immagine riporta due cubi in prospettiva, con i vertici che si toccano, cancellati da una x.
  • Numero massimo di colli sovrapponibili (Maximum Stacking Height): il disegno si compone di due linee orizzontali sormontate da un numero, che specifica quanti colli di quello stesso tipo possono essere sovrapposti l’uno all’altro.
  • Scope: questo è un simbolo di non immediata interpretazione. È rappresentato da un cerchio diviso in sezioni chiare e scure. Segnala che la scatola deve conservare il proprio baricentro e non deve essere inclinata sui lati. 
  • Sensibile agli sbalzi di temperatura (Temperature Sensitive): il simbolo è un termometro sul quale sono indicate, in gradi, le oscillazioni di temperatura tollerate dal prodotto. 
  • Proteggere da luce solare diretta (Protect from Direct Sunlight): il classico cubo che rappresenta la scatola, sotto un tetto stilizzato su cui cadono raggi del sole.  
  • Conservare congelato (Keep Frozen): il simbolo è una rappresentazione stilizzata di un fiocco di neve.

Conclusioni

Quando il consumatore prende tra le mani la confezione di un prodotto, è letteralmente aggredito da un grande numero di informazioni e di simboli, talvolta volutamente ambigui. Il confronto con questi simboli non si limita al momento dell’acquisto, ma si ripropone quando, coscienziosamente, si cerca di inserirlo nel giusto contenitore per il riciclaggio o lo smaltimento. 

Speriamo, con questa guida, di avere cancellato qualche dubbio e di avere fornito un riferimento chiaro e preciso per una giusta interpretazione dell’etichettatura. Un equivoco, talvolta, induce all’acquisto sbagliato e, magari, a una spesa inutile. 

Allo stesso modo, per chi produce, omettere una certificazione o un simbolo può compromettere le vendite o implicare sanzioni.

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