Etichettatura ambientale e normative
Etichettatura ambientale e imballaggi: cosa sapere e come adeguarsi alla nuova legge
Diamo il benvenuto all’etichettatura ambientale, che dal 1° gennaio 2023 accompagnerà i prodotti con informazioni sulla composizione degli imballaggi e su come dividerli in fase di raccolta, per favorirne il riciclo.
In questo articolo
Qualcuno dice che siamo ciò che consumiamo, imballaggi compresi.
Per questo, oltre a svolgere le loro funzioni di protezione e conservazione, gli imballaggi sono chiamati oggi a fare un passo avanti in nome della tutela dell’ambiente e dell’aiuto ai consumatori.
Questo è proprio il cuore dell’etichettatura ambientale, che dal 1° gennaio 2023 diventerà obbligatoria in Italia, con lo scopo di comunicare ai consumatori di che materiale è fatta la confezione che conserva il prodotto e dove bisognerà metterla una volta usata, per facilitare le diverse fasi del riciclo
L’etichettatura ambientale fa bene all’ambiente?
La risposta è sì, perché oltre che rispondere a un obbligo di legge, aiuta le persone a capirne di più sui materiali che stanno acquistando e consumando.
E questo, alla luce di un 84% di italiani che filtrano i loro acquisti alimentari attraverso la sostenibilità (fonte Nomisma), significa rispondere a una vera e propria esigenza: quella di saperne di più e quindi di essere più consapevoli (e facilitati) negli acquisti di ogni giorno.
Ma come funziona l’etichettatura ambientale? Che informazioni deve contenere? Da quando diventa obbligatoria? Qual è il ruolo del design nel processo?
Rispondiamo in questa guida all’etichettatura ambientale, che contiene informazioni importanti per molti operatori, da chi produce a chi si trova nella catena del packaging, fino a chi desidera saperne di più sull’etichetta dello smaltimento rifiuti.
Cos’è l’etichettatura ambientale?
Prima di parlare della nuova normativa sull’etichettatura ambientale è bene definirla rispondendo a tre delle domande più frequenti su questo argomento.
- Cos’è l’etichettatura ambientale?
È un’etichetta che contiene informazioni utili al consumatore, per capire di cosa è fatto l’imballaggio del prodotto alimentare o non alimentare che ha usato, e come gestirlo in fase di smaltimento. - Quali sono le etichette ambientali obbligatorie?
Più che di etichette si può parlare di una singola etichetta per singolo prodotto, che contiene le informazioni relative allo stesso.
L’etichetta ambientale deve quindi contenere certe informazioni e sarà obbligatoria a partire dal 1° gennaio 2023. - Dove si trovano le etichette della raccolta differenziata?
Nella confezione del prodotto, ovvero sull’imballaggio.
Cosa si intende per imballaggio?
Per imballaggio si intende un prodotto composto da materiali di qualsiasi natura, che svolge certe azioni specifiche:
- Contenere: l’imballaggio può contenere certe merci, dalle materie prime ai prodotti finiti, (anche se può sembrare curioso, sono esclusi i budelli per salumi)
- Proteggere: l’imballaggio può proteggere determinate merci (sono escluse buste porta-lettere)
- Permettere di manipolare: l’imballaggio deve consentire la manipolazione delle merci
- Consentire lo spostamento delle merci: l’imballaggio deve permettere che avvenga la consegna dal produttore al consumatore o utilizzatore
- Presentare le merci: l’imballaggio deve assicurare la presentazione delle merci
Questi punti possono sembrare scontati, ma se pensiamo a qualsiasi prodotto, alimentare o non alimentare, esso deve essere racchiuso ‘in qualche modo’ per mantenersi, proteggersi, essere spostato e quindi presentato a chi andrà ad acquistarlo o semplicemente a servirsene.
Per codificare quel ‘qualche modo’ si usa la parola imballaggio, che comprende anche gli articoli a perdere se vengono usati con gli stessi scopi descritti qualche riga sopra (anche in questo caso può sembrare curioso, ma la norma esclude le posate).
Quando entra in vigore l’etichettatura ambientale?
Tutto inizia dalla Direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio che recita così:
“È essenziale che tutte le parti coinvolte nella produzione, nell’uso, nell’importazione e nella distribuzione degli imballaggi […] diventino più consapevoli dell’incidenza degli imballaggi nella produzione di rifiuti” [Direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio]”.
In altre parole, la Comunità Europea ha chiesto agli stati membri di darsi da fare per includere anche gli imballaggi nella direzione tutela dell’ambiente e per questo, con la Direttiva 2004/12/CE recepita in Italia dal D.Lgs 152/2006 ha esortato gli stati ad adottare “opportune misure affinché gli utenti di imballaggi, compresi in particolare i consumatori, ottengano informazioni necessarie circa:
- i sistemi di restituzione, raccolta e di recupero disponibili
- il loro ruolo nel processo di riutilizzazione, di recupero e riciclaggio degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio
- il significato dei marchi apposti sugli imballaggi (simboli imballaggi riciclabili e icone raccolta differenziata)
Questo è il punto di inizio, che contiene un aspetto molto interessante: se i consumatori finali NON sono consapevoli del loro ruolo nella catena del riciclo, qualsiasi iniziativa che può essere fatta a monte per promuoverlo rischia di risultare poco efficace, o addirittura inutile.
Come raggiungere i consumatori?
Come renderli protagonisti della catena del riciclo?
Come attivare in loro delle azioni votate al riciclo?
La risposta è con informazioni scritte, che si trovano proprio nel prodotto che hanno acquistato o che hanno intenzione di acquistare, ovvero con le etichette ambientali obbligatorie.
Etichettatura ambientale proroga della legge
Con il Decreto legislativo 116/2020, entrato in vigore il 26 settembre 2021 è diventato obbligatorio per il produttore di imballaggi destinati al consumatore finale fornire le indicazioni che permettano di effettuare la corretta raccolta, il riutilizzo, il recupero e il riciclaggio degli imballaggi, nonché di informare i consumatori sulle destinazioni finali degli stessi.
Arriviamo quindi al 28 febbraio 2022, data in cui è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge di conversione del Decreto Legge 228/2021 (il Milleproroghe), dove l’articolo 11 ha modificato il decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183 (convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2021, n. 21).
Cosa è successo?
Una proroga, ovvero è stato sospeso fino al 31 dicembre 2022 l’obbligo di etichettatura ambientale degli imballaggi.
La proroga permette ai prodotti privi dei requisiti richiesti è già immessi in commercio o etichettati di essere commercializzati fino ad esaurimento delle scorte fino al 1° gennaio 2023.
Cosa significa per le imprese?
In pratica, fino al 31 dicembre 2022 non sono applicabili gli obblighi del Decreto Legislativo 116/2020, così le imprese avranno tempo per adeguarsi e riportare le informazioni sugli imballaggi.
Chi vuole, può comunque iniziare ad adeguarsi su base volontaria e questo è caldamente consigliato, per arrivare a inizio 2023 con le ‘carte in regola’.
Cosa prevede la nuova legge sull’etichettatura ambientale?
Ricordiamo che ai sensi del Decreto Legislativo 116/2020, tutti gli imballaggi che vengono immessi al consumo nel nostro Paese sono sottoposti all’obbligo di inserire delle etichette della raccolta differenziata.
Chi produce imballaggi deve permettere l’identificazione e la classificazione degli stessi e queste informazioni sono dettate dalla Decisione 97/129/CE, che ha definito un sistema di identificazione degli imballaggi attraverso dei codici alfanumerici.
Il sistema di identificazione degli imballaggi può essere comunque integrato da quanto riportato nelle norme UNI, nel dettaglio UNI EN ISO 1043-1:2002, CEN/CR 14311:2002, UNI EN ISO 11469.
Quali sono le informazioni minime da riportare sugli imballaggi?
- Tipologia di imballaggio (bottiglie, flaconi, vaschette, involucro…)
- Identificazione del materiale (i codici alfanumerici di cui sopra)
- Famiglia del materiale (metalli, plastica, carta, vetro…)
- Indicazioni per la raccolta (differenziata o indifferenziata),
- Dicitura“ Verifica le disposizioni del tuo Comune”
Queste sono le informazioni minime dell’etichetta ambientale, a cui naturalmente si possono associare più info ambientali, come ad esempio simboli grafici che rendano la ‘lettura’ dell’azione da svolgere più semplice e intuitiva da parte del consumatore.
Ad esempio, i simboli degli imballaggi riciclabili o le icone della raccolta differenziata.
Chi deve etichettare gli imballaggi?
Il Mite (Ministero della Transizione Ecologica) ha chiarito che l’obbligo di etichettatura ambientale è a carico sia del produttore sia dell’utilizzatore.
Cosa significa?
Che probabilmente dovranno nascere degli accordi, perché se ad esempio chi appone l’etichetta al prodotto è l’utilizzatore, questa parte dovrà ricevere tutte le informazioni necessarie dal produttore, affinché possa procedere con la corretta etichettatura.
Design: come costruire le etichette della raccolta differenziata?
Una fonte a cui attingere informazione per come costruire l’etichettatura ambientale arriva dalla guida CONAI (Consorzio Nazionale imballaggi), che specifica come: ciascuna azienda abbia la facoltà di comunicare con modalità grafiche e di presentazione, liberamente scelte, purché efficaci e coerenti con gli obiettivi previsti dall’art. 219 comma, 5.
Posto che il design è l’intermediario fra le informazioni e la loro comprensione, in questo caso il design è chiamato a svolgere dei ruoli specifici.
Il primo è di natura legislativa, ovvero l’etichettatura ambientale deve assolvere ciò che indica la norma di riferimento.
Il secondo è di natura pratica, ovvero il design deve servire, dove servire è inteso nel vero senso della parola, quindi ‘essere utile’ a chi lo vede e decodifica.
Perché solo così, l’etichetta ambientale può aiutare chi la legge a fare l’azione giusta, che in questo caso significa capire che materiale ha in mano e come trattarlo ‘ a fine corsa’ perché possa essere facilitato il riciclo.
Il terzo ruolo del design è estetico.
Come raccontava il designer Massimo Vignelli “Gli stili vanno e vengono, il buon design è un linguaggio, non uno stile”.
Il packaging dell’etichetta smaltimento rifiuti deve diventare quindi un linguaggio, che appartiene certamente al brand che produce o veicola il prodotto, ma che allo stesso tempo ha la funzione di essere utile ai consumatori e al pianeta intero.
Cos’è l’etichettatura ambientale digitale? È ammessa?
Si chiama etichettatura ambientale digitale, EAD e la normativa ammette il ricorso al suo utilizzo nel packaging.
Il riferimento legislativo è lo stesso, che definisce come gli imballaggi debbano essere opportunamente etichettati per facilitare la raccolta, il riutilizzo, il recupero e il riciclaggio degli stessi, ma anche per dare ai consumatori una corretta informazione sulla loro destinazione finale.
Con la Circolare del Ministero della Transizione Ecologica n. 52445 del 17 maggio 2021, il Ministero dell’Ambiente ha validato il ricorso al digitale e il CONAI stesso ha ricordato che, soprattutto negli imballaggi di piccole dimensioni, viene ‘incoraggiato’ il ricorso al digitale.
Ma cosa significa etichetta ambientale digitale?
Significa che il packaging deve riportare un tramite che permetta ai consumatori di accedere all’etichetta smaltimento rifiuti via web, indirizzando ad esempio a una pagina che fornisce le informazioni richieste dalla legge.
Questo tramite può essere un QRcode, un Barcode, oppure un’App.
Perché comunicare l’etichettatura ambientale sul sito web della marca o del produttore?
Le informazioni riportate nell’etichetta ambientale di un prodotto possono trovare spazio nel sito del brand o del produttore.
Questa scelta ha una doppia valenza: la prima è a servizio del consumatore, che può visitare il sito, leggere con calma e quindi informarsi sulla tipologia di imballaggio utilizzata e su come comportarsi in fase di smaltimento e quindi di riciclo.
La seconda è legata all’immagine del brand o del produttore, che va al di là della normativa che obbliga l’inserimento dell’etichetta ambientale.
I numeri oggi parlano di consumatori decisamente più attenti e consapevoli dell’impatto ambientale di un prodotto e di persone più attente ai loro acquisti, non solo in termini di prodotto, ma anche di tutto ciò che vi gravita attorno, packaging compreso.
Lo studio tracciato dall’EY Future Consumer Index (FCI), ha sondato le opinioni di oltre 14mila cittadini in tutto il mondo, di cui 500 in Italia, tracciando i cambiamenti nei comportamenti dei consumatori nel tempo.
La parola chiave dello studio? Sostenibilità.
Il 74% delle persone intervistate ha dichiarato di prestare sempre più attenzione all’impatto ambientale e sociale (66%) di ciò che acquista, con l’attenzione rivolta al cambiamento climatico per il 65%, e l’intenzione di riciclare prodotti o imballaggi dopo il primo utilizzo per ben l’85% delle persone intervistate.
Come etichettare gli imballaggi?
Come visto, la nuova legge sull’etichettatura ambientale specifica come etichettare gli imballaggi ai fini di fornire le informazioni indispensabili ai consumatori per lo smaltimento e il conseguente riciclo.
Abbiamo visto che i produttori hanno bisogno di realizzare queste etichette in conformità alla legge, ma c’è un ma.
L’etichettatura ambientale deve uniformarsi al brand o al produttore, ovvero non può esimersi dal rispecchiare lo stile già in essere o eventualmente quello di nuovo corso.
In altre parole, l’etichettatura ambientale merita di essere inserita in modo omogeneo nel packaging così da poter diventare una sezione arricchente sotto il profilo informativo ed estetico.
Ogni brand o produttore merita quindi di avere a disposizione una grafica delle etichette ambientali personalizzata, studiata e realizzata in base al suo stile e al suo modo di comunicare.
Noi siamo a disposizione per aiutarti a realizzarla. Contattaci qui per avere tutte le informazioni che ti servono, siamo in ascolto.
Risorse utili
Guide Conai
- Linee Guida sull’etichettatura ambientale degli imballaggi
- Etichettatura ambientale degli imballaggi – linea-guida
Circolare del Ministero della Transizione Ecologica n. 52445 del 17 maggio 2021